Festival di Sanremo: le canzoni bocciate entrate nella storia della musica
Scritto da on 13 Febbraio 2021
Ci siamo, o quasi. Il countdown per la 71esima edizione del Festival di Sanremo è quasi giunto al termine.
La kermesse, che quest’anno sarà presentata da Amadeus e da Fiorello, sta per iniziare e per prepararci al meglio, scopriamo insieme le canzoni più belle bocciate dagli esperti.
Infatti, in passato, è accaduto molto spesso che artisti esibitisi sul palco dell’Ariston siano stati ignorati o addirittura criticati dai giudici. E, successivamente, abbiano fatto fortuna nella loro carriera proprio grazie a quelle canzoni, diventate iconiche per la musica italiana.
Non sempre la classifica finale ha premiato quello che la storia sancirà poi come miglior brano. Basti pensare al 1983, in cui a Sanremo trionfò Tiziana Rivale con la sua “Sarà quel che sarà”.
In quella edizione si presentò un giovane ancora semi-sconosciuto, un certo Vasco Rossi, con “Vita Spericolata”. Canzone che è diventata un cavallo di battaglia dell’artista emiliano, oltre che una delle colonne sonore adolescenziali dei ragazzi italiani. Paradossalmente, la giuria concordò nell’assegnare a “Vita Spericolata” addirittura la penultima posizione in classifica.
Un altro caso eclatante si verificò appena due anni dopo, edizione Sanremo del 1985. In quell’anno furono i Ricchi e Poveri ed aggiudicarsi l’edizione con la loro ” Se mi innamoro”.
Una canzone significativa per il gruppo, che ebbe tantissimi passaggi radiofonici e vendite discografiche. Contemporaneamente però, sul palco dell’Ariston si presentò un certo Adelmo Fornaciari, alias Zucchero. La sua “Donne”, uno dei brani più belli del repertorio di un artista straordinario ed eclettico, universalmente riconosciuto, si piazza anch’essa penultima dopo il clamoroso parere della giuria. Un’altra valutazione aberrante.
Invece, fu addirittura più clamorosa l’edizione del 1966. Adriano Celentano, con la sua “Il ragazzo della via Gluck”, uno dei brani più belli e significativi dell’artista, venne inspiegabilmente escluso dalla finale. Ciò provocò grandissime proteste, e molti fan finirono per invadere incredibilmente il Casinò per manifestare il loro disappunto.
Per la cronaca, quell’edizione se la aggiudicarono Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti con la loro “Dio come ti amo”.
Inoltre, l’anno successivo, le pessime decisioni della giuria portarono ad un’immane tragedia. Luigi Tenco e Dalida portarono sul palco “Ciao Amore Ciao”.
Una poesia meravigliosa, intramontabile, esclusa in maniera assurda dalla finale. Ciò scatenò il tragico suicidio del cantante, fatto che ancora oggi resta avvolto dal mistero.
Sul bigliettino dell’addio venne citata un’altra artista, Orietta Berti, che fu segnata profondamente dall’accaduto.
Infine, se pensiamo alle icone della musica italiana, ci vengono subito in mente Lucio Dalla, Rino Gaetano oppure Lucio Battisti.
Ognuno di loro partecipò a Sanremo con canzoni entrate di diritto nella storia musicale italiana, ma evidentemente non nelle grazie della rivedibile giuria del festival.
Nel 1969, Lucio Battisti partecipò a Sanremo con ” Un’Avventura”, un brano iconico che venne relegato in una mediocre nona posizione.
Il cantautore di Bologna si presentò sul palco dell’Ariston con la celeberrima “Piazza Grande” nel 1972, ma non andò oltre l’ottava posizione.
Sei anni più tardi, nel 1978, toccò invece al crotonese Rino Gaetano con la sua memorabile “Gianna”. Conquistò l’Ariston con il suo frac e la sua tuba nera, ma non i giudici.
Si piazzò infatti soltanto al terzo posto, aggiudicandosi la nomea di artista perennemente sottovalutato che l’ha sempre contraddistinto.